Cambio di domicilio al momento dell'ingresso in una casa di cura: una restrizione inutile
Alcuni comuni richiedono alle persone anziane che entrano in una casa di cura di trasferire il loro domicilio dal comune di provenienza al comune in cui si trova la casa di cura. Se nel comune di provenienza non è disponibile una casa die cura o se l'ingresso è necessario per motivi di salute, le persone interessate devono accettare questa restrizione.
Per le persone interessate, questo atto costituisce una violazione della loro autodeterminazione. Sono tenute a trasferire «volontariamente» i loro documenti dal comune di provenienza, dove hanno le loro radici, al comune in cui si trova la struttura medico-sociale.
Il comune di provenienza rimane tuttavia responsabile del finanziamento residuo dei costi dell'assistenza e delle prestazioni complementari. Ciò viola il principio dell'equivalenza fiscale. Significa anche che gli anziani devono pagare alcune prestazioni del loro comune di provenienza, ad esempio i funerali, perché non pagano più le tasse lì.
La mozione apporta chiarezza e certezza giuridica
La CSSS-N ha preso l'iniziativa di modificare le basi legali affinché le persone anziane possano mantenere il loro domicilio nel comune di provenienza quando entrano in una casa di cura. Il Consiglio nazionale ha accettato la mozione a larga maggioranza.
Prossima tappa: decisione del Consiglio degli Stati
La mozione è stata quindi trasmessa alla CAG-S. In una lettera indirizzata alla CAG-S, ARTISET e CURAVIVA hanno ribadito la loro chiara posizione: la mozione rafforza l'autodeterminazione, riduce la burocrazia inutile e apporta maggiore chiarezza sia per le persone interessate che per i comuni e le istituzioni.
Purtroppo, la CAG-S non ha seguito il parere del Consiglio nazionale e ha respinto la mozione. Spetta ora al Consiglio degli Stati intervenire per correggere questa decisione.